La chirurgia di riassegnazione del sesso è un procedimento medico-chirurgico che mira a adeguare i caratteri sessuali di individui affetti da disforia di genere. Richiede autorizzazione giudiziaria ed è l’ultima fase di un percorso multidisciplinare. La procedura prevede due fasi principali: una distruttiva, che rimuove i caratteri sessuali primari, e una ricostruttiva, che crea gli organi genitali desiderati.

Transizione Ginandroide: Questo intervento ricostruisce genitali maschili da quelli femminili. Comprende una fase distruttiva con l’asportazione di utero e ovaie, seguita da una fase ricostruttiva di falloplastica e creazione di un pene mediante diverse tecniche. La funzione erettile è garantita da una protesi peniena, e la borsa scrotale viene ricostruita con protesi testicolari. Complicanze possibili includono stenosi dell’uretra e fistolizzazione.

Transizione Androginoide: Questo intervento è più comune e ricostruisce genitali femminili da quelli maschili. La fase distruttiva rimuove testicoli e parte del pene, preservando alcune strutture per creare il neoclitoride. La fase ricostruttiva, chiamata vaginoplastica, utilizza varie tecniche, tra cui l’inversione di cute peniena e il flap peno-scrotale. L’obiettivo è ottenere una neovagina che si avvicini alle caratteristiche estetiche e funzionali di una vagina. La procedura può comportare complicanze intraoperatorie e post-operatorie, come stenosi del neomeato vaginale.

Entrambi gli interventi sono eseguiti in anestesia generale e richiedono un percorso post-operatorio con eventuali interventi cosmetici supplementari.

La circoncisione è un intervento chirurgico di rimozione totale o parziale del prepuzio, spesso eseguito per trattare la fimosi, un restringimento dell’orifizio prepuziale. Questo può causare problemi di igiene, favorendo infezioni come balaniti e balanopostiti. L’intervento è indicato per fimosi serrata, fimosi relativa o balanopostiti ricorrenti.

Solitamente eseguita con anestesia locale, la circoncisione prevede un’incisione circolare sotto il glande, seguita dalla rimozione del tessuto e la sutura. Il recupero è breve per le attività quotidiane, ma si consiglia di aspettare circa 30 giorni per riprendere l’attività sessuale. L’intervento può causare temporanea ipersensibilità del glande, ma questo sintomo di solito si risolve entro due settimane.

La circoncisione riduce significativamente il rischio di infezioni croniche e di cancro alla testa del pene, migliorando anche l’igiene intima e riducendo fastidi durante i rapporti sessuali.

Il Criptorchidismo è una comune anomalia nei neonati maschi caratterizzata dalla mancata discesa di uno o entrambi i testicoli nello scroto. L’incidenza è del 1-2%, ma nei neonati pretermine può arrivare al 20%, spesso associato a ernia inguinale. Le cause includono deficit ormonali fetali o ostruzioni meccaniche.

Le conseguenze comprendono aumento della temperatura, atrofia del tessuto germinale, difetti dell’epididimo e maggior rischio di tumore. Il criptorchidismo si distingue dal testicolo retrattile, legato a iperattività muscolare. La diagnosi, dopo il terzo mese di vita, richiede esame obiettivo e talvolta ecografia o risonanza magnetica.

Il trattamento, raccomandato entro il primo anno, riduce il rischio di atrofia, infertilità e tumore. L’intervento mira a riportare il testicolo in sede.

L’erezione del pene è un processo complesso che coinvolge meccanismi neurologici, vascolari e tissutali. La disfunzione erettile (DE) è la persistente incapacità di raggiungere e mantenere un’erezione soddisfacente. Questo disturbo può influenzare la salute fisica e psicosociale, potendo essere un segnale precoce di malattie cardiovascolari. La diagnosi si basa su esami del profilo ormonale e sull’Eco-Color-Doppler Penieno dinamico. Trattamenti non chirurgici includono farmaci inibitori dell’enzima fosfodiesterasi di tipo 5 e la terapia extracorporea a onde d’urto a bassa intensità (Li-ESWT). La terapia riabilitativa coinvolge l’uso di farmaci come Caverject, Cialis e dispositivi meccanici come il Vacuum device. L’uso corretto di questi dispositivi può favorire un’erezione soddisfacente. La terapia extracorporea a onde d’urto è considerata lo “standard di riferimento” per la DE secondo le linee guida dell’Associazione Europea di Urologia.

Sono diversi gli uomini che si rivolgono al chirurgo per ottenere un aumento della lunghezza del loro pene. Alcuni rientrano nella condizione clinicamente definita come micropene (organo in erezione inferiore a 8 cm), altri semplicemente sono insoddisfatti delle dimensioni del loro pene.

È possibile ottenere un aumento della lunghezza del pene mediante la recisione del legamento sospensore del pene con un guadagno medio di 2-4 cm, visibile maggiormente a riposo.

L’intervento dura meno di un’ora e si esegue in anestesia locale.

Permette di ottenere un aumento del diametro penieno mediante lipofilling dello stesso con tessuto adiposo autologo.

Un’alternativa al Lipofilling è la penoplastica con infiltrazioni di acido ialuronico.

Per fimosi si intende una condizione patologica per la quale la pelle che avvolge il prepuzio di uomini non circoncisi non permette di scoprire completamente il glande con il pene in flaccidità. La fimosi può essere di due tipi: congenita o acquisita.

La fimosi è congenita quando il restringimento prepuziale è presente fin dalla nascita. In questo caso l’intervento chirurgico correttivo è consigliabile solo se si tratta di una fimosi serrata che rende difficile la capacità di urinare liberamente e di effettuare la normale e necessaria igiene.

La fimosi è acquisita quando il paziente normale in età adulta subisce un processo infiammatorio al glande dovuto ad in infezioni dei genitali (dette balanopostiti) che sfociano in una reazione di restringimento, legato a processi aderenziali, del prepuzio. In questo caso è solitamente necessaria la correzione chirurgica.

L’intervento chirurgico, nei casi in cui fosse necessario, indicato per la correzione della fimosi è la circoncisione, cioè l’asportazione della porzione eccedente del prepuzio responsabile del restringimento.

La caratteristica anatomica del “frenulo corto” può comportare i seguenti problemi:

Fastidioso senso di trazione durante l’erezione, incurvamento verso il basso del pene, eccessiva sensibilità del glande, lacerazione durante il rapporto sessuale, il trattamento è chirurgico e prevede un intervento di frenuloplastica che consiste nell’incidere trasversalmente il frenulo prepuziale e nel suturarlo longitudinalmente.

 

L’incontinenza urinaria è caratterizzata dal rilascio involontario di urina e può colpire uomini e donne di tutte le età. Esistono vari tipi di incontinenza, tra cui quella da urgenza, da stress, da rigurgito, e funzionale. La diagnosi si basa su un’attenta anamnesi e storia clinica, seguite da esami come analisi delle urine, urinocoltura, esami del sangue per la funzionalità renale e altri.

Tipi di incontinenza:

  1. Da urgenza: perdita di urina immediatamente dopo un forte desiderio di urinare.
  2. Da stress: perdita di urina legata a aumento repentino della pressione intraddominale, ad esempio durante tosse o sforzi fisici.
  3. Da rigurgito: perdita di urina causata da una vescica troppo piena.
  4. Funzionale: perdita di urina legata a disturbi cognitivi o fisici non correlati al controllo della minzione.

Spesso, la causa dell’incontinenza coinvolge una combinazione di fattori come debolezza muscolare, ostruzioni urinarie, spasmi muscolari, o problemi funzionali. La diagnosi può richiedere ulteriori esami come l’analisi delle urine, urinocoltura, esami del sangue e, talvolta, esami urodinamici.

Trattamenti:

  • Incontinenza da urgenza: trattamenti possono includere farmaci come oxibutinina o tolterodina, e in casi gravi, elettrostimolazione nervosa sacrale o interventi chirurgici.
  • Incontinenza da stress: inizia con esercizi di Kegel e l’allenamento della vescica. Farmaci come imipramina o duloxetina possono essere utilizzati. In alcuni casi, può essere necessario un intervento chirurgico o l’uso di dispositivi come i pessari.
  • Incontinenza da rigurgito: il trattamento coinvolge la riduzione della quantità di urina nella vescica, spesso mediante l’uso di cateteri.
  • Intervento chirurgico: in caso di incontinenza grave o completa, l’uso di uno sfintere urinario artificiale può essere indicato. Questo dispositivo, come l’AMS 800, permette al paziente di controllare la minzione attraverso una pompa e una cuffia posizionate attorno all’uretra. La procedura richiede una convalescenza di circa 10 giorni, con una percentuale di successo dell’80-90% a 5 anni dall’intervento.

L’incontinenza urinaria, sebbene non sia letale, può causare imbarazzo e limitare le attività quotidiane. Il trattamento mira a migliorare la qualità della vita del paziente.

Il prelievo degli spermatozoi è una procedura fondamentale in casi di infertilità maschile, che rappresenta il 20% dei casi di infertilità di coppia. In situazioni in cui il liquido seminale non contiene spermatozoi, è possibile trovarli in altre sedi, come testicolo o epididimo, attraverso tecniche specifiche come MESA, PESA, e TESA.

  1. Azoospermia Ostruttiva (OA): Gli spermatozoi vengono prodotti regolarmente, ma un’ostacolo impedisce la loro fuoriuscita durante l’eiaculazione.
  2. Azoospermia Non Ostruttiva (NOA): Detta anche “Azoospermia Secretoria”, indica la mancata produzione di spermatozoi dal testicolo senza ostruzioni nelle vie seminali.

Tecniche di prelievo:

  • MESA (Microsurgical Epididymal Sperm Aspiration): Una piccola incisione scrotale consente di aspirare il liquido seminale direttamente dagli epididimi, senza degenza significativa.
  • PESA (Percutaneous Epididymal Sperm Aspiration): Una procedura più semplice, coinvolge l’aspirazione di liquido seminale tramite un ago inserito nell’epididimo dopo anestesia locale.
  • TESA (Testicular Epididymal Sperm Aspiration): Si esegue l’aspirazione del tessuto testicolare tramite un ago, con il campione analizzato per la presenza di spermatozoi.
  • TESE (Testicular Sperm Extraction): Utilizzata in oligozoospermie severe o azoospermie, coinvolge la biopsia del tessuto testicolare per il recupero di spermatozoi. La procedura può essere singola o multipla nello stesso testicolo.

Queste tecniche, sebbene invasive, offrono maggiori possibilità di successo nelle tecniche di fecondazione assistita rispetto ai metodi meno invasivi. La scelta della tecnica dipende dalla specifica condizione del paziente, con l’obiettivo di migliorare le possibilità di concepimento.

La torsione del testicolo viene trattata chirurgicamente incidendo lo scroto, deruotandolo e fissandolo alla borsa scrotale.

L’operazione chirurgica prevede l’incisura cutanea con accesso alla cavità testicolare e successiva de-rotazione del testicolo; può essere effettuata eventualmente l’orchidopessi, ovvero la fissazione del testicolo alla borsa scrotale, in modo da limitarne l’eccessiva mobilità e ridurre il rischio di un nuovo episodio di torsione.

Nel caso non si riuscisse ad intervenire tempestivamente nella risoluzione del problema, oltre le 6/12 ore dall’evento, si renderebbe necessaria l’asportazione del testicolo ormai necrotico.

L’orchiectomia è l’intervento chirurgico di asportazione di uno o entrambi i testicoli, insieme all’epididimo e al tratto prossimale del funicolo spermatico. Si esegue in caso di tumori maligni, infarto testicolare, ascesso testicolare refrattario alla terapia medica o criptorchidismo non trattabile tramite orchidopessi. L’autopalpazione è il metodo più efficace per individuare neoformazioni testicolari. Pazienti con difficoltà riproduttiva, volume testicolare ridotto, FSH elevato e criptorchidismo hanno un rischio più elevato di sviluppare tumori del testicolo. L’ecografia testicolare aiuta nella diagnosi e nella selezione dei pazienti sub-fertili a rischio elevato. La biopsia testicolare conferma o esclude il cancro. Le tipologie di orchiectomia includono quella inguinale, usata per tumori maligni, e quella scrotale, eseguita per patologie benigne, con la possibilità di inserire una protesi testicolare di silicone nelle situazioni non maligne.

La parafimosi è invece una condizione che può verificarsi nei casi di fimosi non serrata. La forzatura nello scoprimento del glande può causare l’impossibilità di ricoprire il glande con uno strangolamento dello stesso. In questo caso è necessario un intervento d’urgenza.

La sottile porzione di cute che unisce il glande al prepuzio è chiamata frenulo. Questo è molto sensibile perché ricco di vasi sanguigni e di recettori nervosi. Tale struttura viene sollecitata meccanicamente durante il rapporto sessuale e quindi può essere soggetto a traumi da rottura o lacerazione e provocare dolore e sanguinamento.

La preoccupazione sulle dimensioni del pene ha generato richieste di interventi di ingrandimento da parte di uomini, motivati sia da cause psicologiche come la dismorfofobia peniena, sia da cause organiche, come il micropene congenito o dovuto a malattie genetiche. Esistono criteri di normalità per le dimensioni del pene, con la maggior parte degli autori considerando il micropene quando le dimensioni sono inferiori a 4 cm in stato flaccido e 7,5 cm in stato di erezione. In alcuni casi gravi di micropenesi, si ricorre a interventi chirurgici di allungamento. Quando il disagio è prevalentemente psicologico, l’intervento psicosessuologico può contribuire a migliorare la percezione del corpo e ridimensionare l’ansia legata alle dimensioni del pene.

La condizione in questione è caratterizzata da un accumulo significativo di grasso addominale che copre parzialmente o completamente il pene. La liposcultura, anche se estesa, da sola non è sufficiente, poiché rimane un eccesso di pelle che coprirebbe ancora parte del pene. Per ottenere risultati soddisfacenti, si consiglia una liposcultura estesa seguita dalla rimozione chirurgica di una porzione di pelle soprapubica. Questo intervento, eseguito in sedazione profonda, comporta anche una plastica peno-scrotale per liberare la parte ventrale del pene, creando l’illusione di una maggiore lunghezza. L’intervento richiede un periodo di riposo di almeno 7 giorni, con vietato sport e attività sessuale per 2 mesi.

L’intervento chirurgico demolitivo del pene, parziale o totale a seconda delle condizioni cliniche, è indicato principalmente per il tumore del pene. La vecchia chirurgia comporta l’amputazione senza ricostruzione, risultando in un moncone penieno non estetico. La nuova chirurgia “Penis-Sparing” cerca di conservare l’aspetto e la funzionalità del pene, eradicando il tumore ma preservando l’organo. Tecniche come la decortificazione e resurfacing del glande, glansectomia e ricostruzione neo-glande, e la penectomia parziale con ricostruzione neo-glande cercano di mantenere l’aspetto estetico e la funzionalità. Queste tecniche sono efficaci per lesioni maligne superficiali o distali. Le terapie conservative riducono la morbidità funzionale e psicologica, ma non sono radicali. Il post-operatorio richiede una degenza ospedaliera di circa 4 giorni, un catetere per circa 21 giorni e medicazioni quotidiane per prevenire infezioni. Il ritorno all’attività sessuale può avvenire dopo circa 45 giorni. Se il tumore è avanzato, la chemioterapia può essere indicata per controllare i sintomi e migliorare la qualità di vita. Il follow-up è essenziale per monitorare eventuali recidive.

La prostatite è un’infiammazione della ghiandola prostatica, suddivisa in batterica e non-batterica. La diagnosi avviene tramite esame clinico, anamnesi e test di laboratorio come l’esame del secreto prostatico e urinocoltura. Le prostatiti batteriche, acute o croniche, spesso causate da batteri come Escherichia coli, richiedono terapia antibiotica, come ciprofloxacina o ofloxacina. La prostatite batterica cronica può essere difficile da curare e richiede antibiotici per almeno 6 settimane. La prostatite non-batterica, di origine sconosciuta, comporta sintomi irritativi e si tratta con antibiotici (se batterica), antinfiammatori, modifiche dello stile di vita e, occasionalmente, massaggio prostatico.

La protesi peniena è un dispositivo medico impiantato chirurgicamente per trattare la disfunzione erettile che non risponde ad altre terapie. Esistono due tipi principali: malleabili, che mantengono il pene in uno stato di erezione permanente, e idrauliche, composte da cilindri gonfiabili e una pompa-serbatoio. L’intervento per l’impianto è eseguito in anestesia generale e locale e prevede l’inserimento dei cilindri nei corpi cavernosi. La protesi non altera la sensibilità o la funzione del pene e può durare dai 10 ai 15 anni. I pazienti possono essere dimessi il giorno successivo all’intervento, con sintomi temporanei come dolore e gonfiore. La protesi offre discrezione, evita il rischio di priapismo e fornisce un’alta soddisfazione ai pazienti.

La stenosi uretrale è il restringimento o ostruzione dell’uretra, che può causare sintomi come bruciore durante la minzione e getto urinario sottile. Le cause comuni includono infezioni, traumi e procedure strumentali. La diagnosi coinvolge esami come l’uroflussometria e l’uretrografia. Le terapie chirurgiche includono l’uretrotomia endoscopica e l’uretroplastica, con quest’ultima raccomandata dopo due recidive post-uretrotomia. L’uretroplastica può essere eseguita in tempo unico o più tempi, con varie tecniche come l’uretroplastica di anastomosi o con mucosa buccale. La scelta dipende dalle caratteristiche della stenosi e dalla storia del paziente. L’uretrotomia endoscopica è meno invasiva ma ha una percentuale di successo inferiore rispetto all’uretroplastica, che è un intervento microchirurgico più complesso con una percentuale di successo superiore al 80%.

La torsione del funicolo spermatico è un’urgenza andrologica che, se protratta, può compromettere la perfusione del testicolo fino alla necrosi. L’ischemia temporanea può danneggiare la spermatogenesi e la produzione di testosterone, sottolineando l’importanza di una diagnosi tempestiva.

I sintomi includono scroto teso e dolente, asimmetria rispetto al lato sano, e assenza o riduzione del riflesso cremasterico. L’EcoDoppler Scrotale è decisivo, confermando il sospetto clinico con la riduzione o l’assenza di flusso ematico.

La diagnosi differenziale comprende orchite, epididimite, varicocele e torsione dell’idatide. Il trattamento consiste nell’esplorazione chirurgica e detorsione del funicolo con fissaggio del testicolo per prevenire episodi futuri. La tempestività delle cure garantisce la conservazione della funzionalità testicolare. In modo profilattico, è consigliato fissare anche il testicolo controlaterale.

I tumori del pene sono rari in Italia, con circa 500 nuovi casi all’anno, prevalentemente colpendo uomini di età media o avanzata. I principali fattori di rischio includono scarsa igiene locale e infezione da virus del papilloma umano. La prevenzione si basa sull’igiene locale e la circoncisione riduce significativamente il rischio. Non esistono programmi di screening organizzato per questa neoplasia. I sintomi includono arrossamento, rilievi nel glande o nel prepuzio, perdite di sangue, bruciore e infezioni. La diagnosi coinvolge esami come ecografia o risonanza magnetica del pene e tomografia assiale computerizzata di torace e addome. La terapia principale è l’asportazione chirurgica parziale o totale, con possibile rimozione dei linfonodi e l’aggiunta di chemioterapia o radioterapia a seconda dell’estensione della malattia. In casi selezionati, la radioterapia può essere un’alternativa all’intervento chirurgico.

L’uretrite è un’infiammazione dell’uretra, manifestandosi con bruciore durante la minzione e secrezione uretrale. Può essere causata da microrganismi, traumi, sostanze chimiche o cause autoimmuni. Le uretriti gonococciche e non-gonococciche sono distinte in base al germe coinvolto, spesso trasmesse sessualmente. La diagnosi richiede esami specifici come tamponi uretrali e colturali. Il trattamento con antibiotici mira all’eradicazione dell’agente patogeno. Nelle uretriti non batteriche, possono essere utilizzati antinfiammatori o corticosteroidi per ridurre l’infiammazione. La prevenzione coinvolge l’uso del profilattico. L’astensione sessuale durante il trattamento e la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse sono importanti. In alcuni casi, possono essere necessari trattamenti sintomatici per alleviare i sintomi.

Il tumore del testicolo, rappresentante l’1% delle malattie tumorali negli uomini, è più comune tra i 20 e i 40 anni, con circa 2.200 casi all’anno in Italia. Si sviluppa dalle cellule precursori degli spermatozoi ed è suddiviso in seminomi e non-seminomi, con i primi più favorevoli alla chemioterapia e radioterapia. Il criptorchidismo e l’ipo/atrofia del testicolo sono fattori di rischio. Non esistono strumenti di prevenzione primaria, ma l’autopalpazione mensile dei testicoli è fondamentale per la prevenzione secondaria. L’aumento delle dimensioni del testicolo o una tumefazione irregolare sono sintomi principali, con il dolore possibile nelle fasi avanzate. La diagnosi richiede una visita urologica, ecografia testicolare, e valutazione dei marcatori tumorali. La cura prevede l’asportazione del testicolo e dell’annesso funicolo spermatico, seguita da trattamenti oncologici se necessario. La criopreservazione del liquido seminale è raccomandata per i pazienti candidati a chemioterapia. Il follow-up oncologico è essenziale per individuare precocemente eventuali ricadute, con esami del sangue e radiologici pianificati a intervalli regolari.

Il varicocele è una patologia varicosa che interessa il sistema venoso delle gonadi, caratterizzata da dilatazione e incontinenza delle vene gonadiche. Può essere presente sia nel sesso femminile che soprattutto in quello maschile:

  • Nelle donne si parla spesso di “varicocele pelvico o sindrome da congestione pelvica” causata da dilatazione del plesso venoso a partenza dalla vena ovarica, soprattutto di sinistra questo comporta un aumento del volume di sangue a livello dello spazio compreso tra utero e ovaie.
  • Il varicocele maschile è una delle più frequenti patologie presente nella popolazione maschile pari a circa il 15%. Consiste in un’anomala dilatazione delle vene spermatiche (vene che drenano il sangue dal testicolo).

Esistono due tipologie di varicocele:

  1. Varicocele idiopatico (tipico degli adolescenti) insorge a causa di fattori sconosciuti. Nel tempo si è cercato di capire la possibile causa e da alcuni studi è stata trovata probabilmente da un malfunzionamento delle valvole presenti sulla parete interna delle vene del plesso pampiniforme questo determinerebbe al sangue di tornare indietro, rispetto alla direzione prevista, e sostare nelle vene spermatiche, causandone la dilatazione.
  2. Varicocele secondario, dipende da tumori con sede addominale o pelvica come il carcinoma renale.

La maggior parte delle volte il varicocele è asintomatico, o al massimo può determinare dei disturbi come: gonfiore e dolore scrotale, atrofia testicolare ed è una delle principali cause dell’infertilità maschile infatti il 35% degli uomini con problemi di fertilità ne è affetto.

La diagnosi viene effettuata mediante:

  • Anamnesi
  • Esame obiettivo (importante per osservare le dimensioni dei testicoli, valutare la posizione del rigonfiamento scrotale e toccarlo per vedere se il paziente avverte dolore ed infine far eseguire la manovra di Valsalva)
  • Ecografia scrotale
  • Ecodoppler delle vene spermatiche per definire l’esatto grado del varicocele (I, II, III e IV grado sec.Sarteschi) e stabilire la vera entità del reflusso di sangue a livello dei testicoli.

 

In tutti gli uomini con varicocele che riscontrano difficoltà ad avere figli è indicato sottoporsi ad uno spermiogramma.

In caso di varicocele non particolarmente grave o “asintomatico” (determina lievi o nessuna alterazione dello spermiogramma) in questo caso può essere trattato con una terapia medica a base di Sodio tetradecilsolfato al 3% (es. Fibro Vein), Etanolamina oleato (es. Ethamolin) o Laureth-9 (polidocanolo), associato all’uso di un sospensorio e assunzione, al bisogno, di un antinfiammatorio. Nei casi più complessi abbiamo la possibilità di adottare varie tecniche chirurgiche per la cura di tale patologia: legatura soprainguinale; intervento di Ivannisevich (consiste nell’eseguire un’incisione in prossimità dell’inguine e nell’identificare la vena spermatica che viene legata e sezionata); intervento di Palomo; sclerotizzazione (anterograda o retrograda); embolizzazione vene spermatiche e legatura laparoscopica.

 

La vesciculite è un’infiammazione delle vescicole seminali, spesso conseguente a un’infezione non trattata della prostata. La sintomatologia e la cura sono simili a quelli della prostatite. Il trattamento con antibiotici è basato sull’agente patogeno identificato tramite analisi microbiologiche. Nelle vesciculiti non causate da infezioni, si possono utilizzare anti-infiammatori e analgesici. Gli alfa-bloccanti e modifiche dietetiche, come l’eliminazione di sostanze irritanti, sono opzioni. Durante la terapia, l’astinenza sessuale e l’evitare attività fisiche traumatiche sono consigliati. In casi gravi, la chirurgia può essere considerata, come la resezione trans-uretrale o l’asportazione laparoscopica delle vescicole infiammate.