Chirurgia
Protesi peniena
Doppio impianto
Amputazione parziale/totale per tumore del pene
Biopsia testicolare
Allungamento del pene
Pene nascosto
Corporoplastica +/- Patch
Chirurgia di riassegnazione chirurgica del sesso
Orchidopessi
Torsione testicolo/idatide
Frattura del pene
Sfintere urinario
Uretroplastica e meatoplastica
Orchiectomia per tumore del testicolo
Priaprismo
Circoncisione/
Frenuloplastica
GLANDULOPLASTICA
Il glande, o balano, è la struttura sensitiva apicale, di forma semiconica, che si trova all’estremità distale del pene. Costituisce la sezione terminale espansa dei corpi spugnosi (struttura che avvolge l’uretra per tutta la sua lunghezza e nella parte terminale si espande assumendo una forma sferoidale, costituendo appunto il glande) e si innesta sulla parte terminale dei corpi cavernosi (regione interne del pene che si estendono dalle ossa del pube fino alla testa del pene). Su di esso si apre il meato urinario, parte terminale del sistema urinario, tramite una fessura longitudinale.
La glanduloplastica è un intervento chirurgico utile per la ricostruzione del glande. Trova indicazione in tutte quelle condizioni in cui per anomalie congenite o acquisite del glande, è necessaria una demolizione della porzione distale del pene e quindi del glande.
Nell’uomo adulto condizioni principali sono rappresentate prevalentemente da neoplasie del glande o del pene, più raramente da lesioni precancerose o condilomi diffusi.
L’approccio chirurgico generalmente comporta un primo tempo demolitivo la cui estensione dipende dall’eziologia della malattia iniziale e dall’estensione della stessa. Il secondo tempo è caratterizzato dalla plastica del glande e la scelta della tecnica chirurgica è conseguenza dell’eziologia della malattia e del primo tempo demolitivo chirurgico.
Preparazione all’intervento: profilassi antibiotica.
Durata all’intervento: da 30 a 60 minuti.
Tipo di anestesia: spinale.
Tipo e durata del ricovero: durante l’intervento viene applicato un catetere vescicale che verrà rimosso dopo 1 o 15 giorni a seconda del tipo di tecnica chirurgica impiegata.
Controlli:
valutazione ambulatoriale a 7 e 15 giorni dall’intervento; successive rivalutazioni periodiche per verificare la pervietà del lume uretrale e l’assenza di fistole uretro-cutanee.
SFINTERE URINARIO
URETROPLASTICA E MEATOPLASTICA
L’URETROPLASTICA è l’intervento chirurgico di riparazione dell’uretra il cui scopo è:
– risolvere l’ostacolo, determinato dalla stenosi (ovvero restringimento) del canale uretrale, allo svuotamento della vescica.
– riparare una fistola uretrale o un uretrocele (sacca diverticolare dell’uretra).
– rimuovere un calcolo uretrale e riparare l’uretra.
In relazione alle caratteristiche della lesione (lunghezza e causa della stenosi, fistola o uretrocele, presenza di calcolo uretrale) e alle condizioni dei tessuti locali, il chirurgo si riserva, durante l’intervento, la possibilità di scegliere diverse tecniche diverse la soluzione chirurgica più idonea al caso.
L’intervento chirurgico è eseguito a cielo aperto e le diverse tecniche chirurgiche possono essere suddivise in due gruppi principali:
A) URETROPLASTICA IN TEMPO UNICO
– Anastomosi termino-terminale: sezione a tutto spessore dell’uretra, resezione del tessuto fibro-sclerotico, causa del restringimento del canale uretrale, e ricongiungimento dei due monconi uretrali.
– Uretroplastica di Ampliamento del lume uretrale con impiego di trapianti di tessuto cutaneo o mucoso.
B) URETROPLASTICA IN DUE TEMPI: La riparazione dell’uretra avviene in due interventi divisi da un intervallo di tempo variabile a seconda dell’evoluzione della patologia uretrale stenosante (solitamente superiore a 10 mesi).
– Uretroplastica 1° tempo: consiste nell’apertura del canale uretrale (Uretrotomia chirurgica) e nella deviazione delle urine tramite la formazione di un nuovo meato urinario a livello del perineo (Uretrostomia perineale) o lungo la superficie ventrale del pene (Uretrostomia peniena). Nei casi caratterizzati da tessuti uretrali gravemente danneggiati e con lesioni displasiche sospette, questo intervento consente di bonificare il tratto uretrale malato (tramite Uretrectomia parziale) e deviare le urine nell’attesa che i tessuti guariscano e sia possibile ricostruire successivamente la continuità del lume uretrale.
– Uretroplastica 2° tempo: consiste nella chiusura chirurgica della deviazione urinaria suddetta (Uretrostomia perineale o peniena) con conseguente ricostruzione della continuità del lume uretrale. Alla fine, quindi, il paziente ritorna ad urinare dal meato urinario originario. Nell’intervallo tra il 1° ed il 2° tempo di un’uretroplastica in due tempi potrà essere necessario ricorrere ad interventi chirurgici di revisione dell’uretra a causa del progredire della patologia stenosante uretrale di base. Queste revisioni possono corrispondere dal punto di vista chirurgico a delle vere e proprie uretroplastiche. È sconsigliabile effettuare il 2° tempo chirurgico dell’uretroplastica prima che sia trascorso un periodo di almeno 12 mesi libero da ricadute stenosanti, in cui cioè non sia stato necessario effettuare alcuna manovra sul canale uretrale.
Tutte le uretroplastiche, tranne l’anastomosi termino-terminale, prevedono la possibilità di dover far ricorso all’impiego di trapianti di tessuto privi di un proprio supporto vascolare (innesti) o con un supporto vascolare (lembi). Gli innesti generalmente consistono di cute prelevata dal prepuzio (tramite, o meno, circoncisione) o da altre regioni cutanee extra-genitali, oppure di mucosa generalmente prelevata dall’interno della guancia o del labbro. I lembi, invece, consistono di aree cutanee prepuziali con il proprio peduncolo vascolare.
Durata della procedura: la durata dell’intervento varia a seconda della tecnica chirurgica scelta dall’operatore e del tratto (lunghezza e sede) di uretra interessato dalla lesione.
Al termine dell’intervento viene applicato un catetere vescicale. In alcuni casi (soprattutto nelle uretroplastiche posteriori) viene applicato anche un catetere vescicale per via sovrapubica. La rimozione degli stessi avverrà nelle settimane a seguire con tempi variabili a seconda dell’operatore e in virtù dell’intervento eseguito.
MEATOPLASTICA La meatoplastica è l’intervento chirurgico il cui scopo è la ricostruzione dell’uretra glandulare e del meato uretrale esterno (l’orifizio posto all’estremità del pene e che favorisce la fuoriuscita dell’urina durante la minzione).
Indicazioni più comuni all’intervento chirurgico sono rappresentate: una stenosi uretrale (in tal caso è un trattamento definitivo che ha lo scopo di evitare periodiche dilatazioni uretrali), ipo/epispadia, lesioni da lichen sclerosus. Alternativamente rappresenta il secondo tempo chirurgico di un intervento demolitivo in pazienti sottoposti a glandulectomia per neoplasie dello stesso o per lesioni virali diffuse nella medesima zona non altrimenti correggibili con trattamento medico.
L’intervento può essere effettuato con diverse tecniche, che sostanzialmente si raggruppano in “semplici” e “complesse”, consistenti in tempo unico o in due tempi chirurgici, con o senza l’impiego di innesti (cute o mucosa) o lembi prepuziali. Nel secondo caso si rende spesso necessaria la circoncisione.
Preparazione all’intervento: profilassi antibiotica.
Durata all’intervento: da 30 a 60 minuti.
Tipo di anestesia: spinale.
Tipo e durata del ricovero: durante l’intervento viene applicato un catetere vescicale che verrà rimosso dopo 1 o 15 giorni a seconda del tipo di tecnica chirurgica impiegata.
Controlli:
valutazione ambulatoriale a 7 e 15 giorni dall’intervento; successive rivalutazioni periodiche per verificare la pervietà del lume uretrale e l’assenza di fistole uretro-cutanee.